Varesino, classe 1903 Flaminio Bertoni aveva ventidue anni quando nell’aprile del 1925 si presentò davanti ad André Citroën, esibendo il suo brevetto per un “saliscendi pneumatico per i finestrini delle automobili”. Nonostante il suo pessimo francese, Bertoni fu assunto all’istante ed iniziò una prima esperienza presso il Double Chevron. Flaminio Bertoni era piccolo di statura, aveva un carattere niente affatto semplice: si arrabbiava facilmente ed era capace di autentiche crisi di collera che rendevano difficile lavorare con lui. Se ne accorsero i suoi colleghi di Varese, che lo canzonarono per un progetto di carrozzeria troppo innovativo. E’ per questo che Flaminio lasciò l’Italia ed è per questo che sceglierà con grande attenzione tutti i suoi collaboratori. Soddisfatto di quanto aveva imparato in Francia, l’Italiano Furioso rientrò a Varese dove, nel 1929, aprì un suo studio di progettazione ed iniziò a disegnare carrozzerie. Parallelamente, Flaminio portava avanti la sua attività preferita: dipingeva, ma soprattutto scolpiva. Questa era la sua autentica passione, l’arte e le forme, in particolare quelle della natura che venerava come una Dea Madre e che influenzerà direttamente il suo lavoro di stilista. Due anni più tardi, nell’ottobre 1931, decise di tornare in Francia con la compagna che diverrà subito la sua prima moglie. 

Nel giugno del 1932, un po’ a corto di lavoro e con un figlio appena nato da mantenere, bussò ancora alle porte di André Citroën che lo assunse nuovamente, incaricandolo di modernizzare le linee delle sue automobili che in quegli anni si rifacevano (forse troppo) alla scuola americana. Quello che realizzò un vero miracolo fu l’Italiano Furioso: gli bastò una notte per scolpire (non disegnare) le forme straordinarie della Traction Avant; forme che, alle prove nella galleria del vento, si rivelarono eccezionalmente aerodinamiche. E non avrebbe potuto essere altrimenti: dichiarerà Flaminio Bertoni in una delle sue rare interviste, che le linee della Traction gli sono state ispirate da un cigno in volo. Arriverà poi, nel ‘48 la piccola di casa la 2CV e – nel 1955 – il suo capolavoro assoluto: la Citroën DS19. Ispirandosi questa volta alla linea aerodinamica di un pesce creerà l’iconica Dea delle automobili tanto da ottenere, nel 1957, il “Diploma di Gran Premio” come opera d’arte industriale all’Undicesima Triennale di Milano. Sarà sempre Flaminio Bertoni a disegnare, anzi plasmare letteralmente a martellate! Il nuovo frontale di DS, “la doppiofaro”, poco prima di lasciarci prematuramente all’età di soli 61 anni nel 1964, giusto sessant’anni fa, nell’anno di presentazione della lussuosissima versione “Pallas”. Bertoni non vedrà mai su strada il suo restilyng, con i fari carenati, presentato nel settembre 1967.

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